La collezione d’arte biennese comprende ritratti di famiglia, opere di artisti contemporanei e un Compianto ligneo seicentesco.
Nel centro storico di Bienno, circondato da un parco, Palazzo Simoni Fè è il simbolo della generosità dell’ultima proprietaria, la contessa Paolina Simoni Fè D’Ostiani Montholon. Nel 1935 lo donò all’asilo.
Il palazzo è affiancato da un parco - l’ingresso principale è lungo via Contrizio - aperto al pubblico, dove si possono vedere alcune opere e installazioni del progetto “Borgo degli artisti”. L’interno, invece, apre lo sguardo sul passato.
LA STORIA
Il nome altisonante unisce due tra le famiglie più importanti della Valle Camonica e di Brescia, i Simoni, commercianti di ferrarezza di lunga data, e i nobili Fè D’Ostiani, bresciani di origine cremonese. Montholon è il cognome del marito, il conte Carlo Giovanni. La struttura è in gran parte ottocentesca ma s’imposta sugli impianti precedenti del XVII e XV secolo.
IL PALAZZO
L’ingresso introduce in un ampio salone, con volte a crociera e colonne. Lo scalone di pietra porta al piano superiore, decorato con stucchi e affreschi: sul soffitto, Vulcano con i Ciclopi, un omaggio all’arte della metallurgia, che ha reso Bienno un centro prospero e rinomato per secoli; sulle pareti, le Gesta di Alessandro Magno (tra XVII e XVIII secolo), di autore ignoto. La biblioteca ospita altri affreschi, tra cui il Ciclo di Attila, i Sapienti e le Storie di Ester.
I RITRATTI DI FAMIGLIA
Uno dei punti di forza della collezione è rappresentato dai ritratti di famiglia, che descrivono l’essenza eia ruolo dei personaggi. Orazio Simoni e Virginia Cecilia Piatti sono marito e moglie: lui più anziano, con marsina e parrucca ad ali di gabbiano, lei con un abito e con dei gioielli che esprimono eleganza e nobiltà.
Giovan Battista Simoni, il figlio, raffigurato secondo il genere “principe degli studi”, con la spilla dell’Accademia dell’Arcadia appuntata al bavero; l’altro figlio, Giacomo Luigi Simoni, ritratto quando ha 80 anni da un pittore bresciano di un certo livello, forse Gabriele Rottini. Antonio Giovanni Maria Simoni è un dignitoso signore ottocentesco che guarda dritto negli occhi l’osservatore. In un angolo, defilato, il piccolo ritratto di una dama che si dice possa essere la contessa Paolina, ma potrebbe non essere affatto così.
I fantasmi. Prendono forma al chiaro di luna, si materializzano nei sogni. Ombre. Sagome di ciò che non è più. (Ellen Hopkins)
IL COMPIANTO DI PAOLO AMATORE
Nella sala dei ritratti, il Compianto di Paolo Amatore, scultore bresciano fra tardo manierismo e barocco, che nelle statue del Cristo morto, delle tre Marie, di San Giovanni e degli altri protagonisti riporta gli esempi di Cerano, Procaccini, Parmigianino. Vi sono altre statue lignee, tra cui un’Annunciazione quattrocentesca, di impronta nordica.
LA COLLEZIONE MORANDINI
Appartengono all’arte contemporanea quaranta opere donate dall’arcivescovo Giovan Battista Morandin, nato a Bienno, nunzio apostolico in Siria, Mongolia, Rwanda, Corea, Guatemala. Sono una mappa del suo percorso cosmopolita, spirituale e culturale.
Le opere (dipinti e sculture) sono di Roberta Coni, Mirko Pagliacci, Teresa Merolla, Mauro Molle, Tania Brassesco, Michelino Iorizzo, Alessio Deli, Davide Puma, Achir Braim, Marcello Toma, Pier Augusto Breccia, Irene Malish, Sandro Trotti, Simone Di Micco, Simone di Micco, Stefano Bolcato, Gi Morandini, Antonio Finelli, Lucia Zei, Franco Giletta, Silvio Porzionato, Yuan Yuan.
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