Dove c’è un castello, c’è una principessa e quelle di cui ricordiamo la storia di solito hanno avuto un’esistenza tragica. Nella Rocca Scaligera di Sirmione viveva una fanciulla bellissima - si sa, le principesse sono tutte belle - di nome Arice. Era sposata con il giovane Ebengardo e vivevano felici all’imbocco della penisola di Sirmione, affacciati sul Lago di Garda.
In una notte buia e tempestosa, come nei romanzi infiniti di Snoopy, bussa al portone uno sconosciuto, per chiedere riparo. È il marchese del Feltrino, Elalberto, un nobile cavaliere veneto che chiede rifugio per la notte. Esitante, Ebengardo apre al suo destino. Il cavaliere viene accompagnato all’interno e passando dal cortile incrocia lo sguardo della bella Arice, di cui subito s’innamora alla follia. Durante la notte entra furtivo nella camera da letto della principessa, che si spaventa e comincia a gridare aiuto. Il cavaliere allora la pugnala al cuore. Il marito, Ebengardo, corre da lei ma la trova senza vita, distesa sul letto in un lago di sangue. Furioso per la collera e per il dolore, uccide il marchese con il suo stesso pugnale. Non conosciamo come trascorse il resto dei suoi giorni, ma ancora adesso, nelle notti buie e tempestose, la sua anima vaga per il castello alla ricerca della bella Arice.
La Rocca Scaligera di Sirmione è un raro esempio di fortificazione lacustre medievale. La struttura difensiva risale al XIII secolo, con modifiche nei secoli successivi. Presenta tre torri merlate e una darsena con camminamenti di ronda. I principali autori degli interventi furono Mastino e Cangrande Della Scala, signori di Verona. La Rocca di Sirmione ospitò anche i Catari, che si erano rifugiati sul Garda in seguito alle persecuzioni degli eretici da parte della Chiesa. Per mano degli Scaligeri, nel 1278 furono portati a Verona e arsi nell’Arena. Secondo alcune versioni della leggenda, pare che Ebengardo fosse proprio uno di loro.
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