Uno degli enigmi irrisolti dell'arte camuna riguarda le ragioni dell'opera incompiuta di Beniamino Simoni nel santuario della Via Crucis a Cerveno. Lo scultore se ne va dalla Valle Camonica quando restano ancora da terminare due cappelle e in parte una terza.
Perché non ha voluto concludere il percorso cominciato nel 1752, che prevedeva la realizzazione di 14 stazioni? Non lo sappiamo.
Don Bressanelli scrive nel 1763 ai cugini Donato e Grazioso Fantoni: "l'accidente ha voluto che sotto al parroco Gualeni, mio antecessore, è capitato qui in Cerveno uno scultore bressiano il quale colla famiglia ha abitato qui per più di otto anni e a questo accordata l'opera quale da lui è stata fatta quasi tutta con figure parte di stucco o sia gesso e parte di legno" e aggiunge, senza mai nominare il nome di Simoni, che "detto scultore non è in grado di terminare detta nostra fabbrica".
Ecco le ipotesi:
- Secondo alcuni, sarebbero sorti contrasti con don Bressanelli, che voleva collocare nell'ultima stazione il Cristo deposto di Andrea Fantoni (ora nella parrocchiale di San Martino) al posto del Compianto di Simoni, situato a Breno. È però ormai dimostrato in una iscrizione all'interno della chiesa di San Maurizio che il Compianto era già stato concepito per quel luogo.
- La realizzazione del santuario avviene in una fase storica di dispute teologiche sulla Via Crucis tra i Francescani, che promuovevano una devozione più popolaresca e drammatizzata della Passione di Cristo, e i Giansenisti, sostenitori di una pratica più sobria e fedele al racconto evangelico. Alla base ci sarebbero quindi complesse questioni dottrinali.
- C'è persino una versione legata al gossip più insolente, secondo cui il volto della Maddalena ai piedi di Cristo sulla croce sarebbe quello dell'amante di Simoni. Ciò avrebbe provocato uno scandalo, che costrinse il parroco a farlo allontanare.
- È invece molto probabile che Simoni, artista affermato e assai richiesto, abbia accettato nuove committenze, più prestigiose e di maggiore garanzia economica, che lo avrebbero definitivamente attirato a Brescia. Del resto si trovava a Cerveno con la famiglia da ben dieci anni, cosa tutt'altro che frequente all'epoca; nella IX stazione è infine confermata la collaborazione tra Simoni e i Fantoni, che per un periodo eseguirono insieme le statue, forse proprio per fare in modo che il santuario fosse completato secondo coerenza.
Niente di torbido quindi sul perché: il grande mistero di Cerveno resta tutto nella bellezza e nell'accentuato realismo delle espressioni vive che popolano la Via Crucis.
ITINERARI E VISITE GUIDATE