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Cinque cose da sapere su “The Floating Piers”

Immagine del redattore: Daniela Rossi SavioreDaniela Rossi Saviore


1. Non è un’esperienza per tutti

Le ore di attesa, il caldo, la totale imprevedibilità della situazione richiedono pazienza e buona salute. Lasciate a casa animali e neonati, bevete tanto, mangiate poco, copritevi la testa. Le persone con disabilità motoria che desiderano percorrere la passerella possono farlo, del resto sono abituate ad affrontare ogni giorno fatiche ben più serie.

2. Armatevi di tolleranza

La maleducazione e l’imbecillità umana sono le cose più sgradevoli: quelli che non rispettano la coda, discariche di mozziconi, cartine e cartacce, bastoncini del gelato per terra, gente che si lamenta perché non ci sono i cestini in coda: da bravi, rimettitetevela nello zaino la carta della brioche o la bottiglietta!

3. Rispettate il lavoro dei volontari e degli organizzatori

C’è sempre quello che in cinque minuti risolve tutto perché lui a 19 anni organizzava eventi con cinquemila persone. Sulla passerella ci sono gommoni attrezzati, personale di assistenza, elicottero dall’alto, medici, si ha una sensazione di grande sicurezza. Perplessità sui punti di accesso alle navette, dove spesso c’è caos e non si hanno informazioni certe su quello che sta accadendo a Sulzano: protezione civile defilata, altri rappresentanti delle istituzioni che passano, guardano e se ne vanno, carabinieri gentilissimi e pazienti, sempre in prima linea.

4. È arte?

Ciascuno ha il diritto di pensare quello che vuole e in “The floating piers” di Christo vede e mette le proprie percezioni, riflessioni, esperienze. È un’opera che non ci si limita ad osservare, la si vive facendone parte, perché anche le persone sono elementi del progetto, accanto alle isole, all’acqua del lago d’Iseo, il cielo, le nuvole, la brezza, il giallo dalia cangiante, i piedi nudi sul tessuto morbido e la luce che cambia.

5. Ne vale la pena?

Sì, sì, sì, anche dopo sette ore di coda, anche dopo qualche imprecazione e le spalle ustionate per il sole e la rassegnazione verso le miserie umane. Il tratto verso l’isola di San Paolo e intorno a essa è il più scenografico. È un’opera geniale, si sente il respiro del lago, sembra di essere Pinocchio nel ventre della balena, di viaggiare sul dorso di un drago marino.

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Daniela Rossi Saviore

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