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Immagine del redattoreDaniela Rossi Saviore

Un bicchiere di storia: il vino nelle Alpi



Le prime bevande fermentate nascono nei villaggi neolitici per l’esigenza di renderle sane e prive di batteri, non tanto per procurare l’ebbrezza ma per le proprietà nutritive notevoli. Il termine inglese ale, birra ad alta fermentazione, ha infatti la stessa radice di “alimento”. Le prime viti coltivate di cui si hanno testimonianze appartengono al VI millennio a.C. e sono presenti in Armenia e nella zona del Caucaso. Durante l’Età del Bronzo, si comincia a selezionare la vite selvatica; allo stesso periodo, più o meno intorno al 1500 a.C., nell’Italia del Sud, risalgono i primi riscontri archeologici, a cui seguiranno quelli documentali. Dionigi di Alicarnasso cita gli Enotri, antica popolazione pre-romana stanziata tra Campania, Calabria e Basilicata, come i primi colonizzatori dell'Italia, provenienti dalla Grecia. Enotròs è il bastone di sostegno della vite. In Sardegna, presso Oristano, ci sono le prime testimonianze dell’utilizzo dei fichi, ricchi di zucchero, per stabilizzare la fermentazione.

LA VITE NEL NORD ITALIA

Nell’Italia del Nord i primi vitigni rampicanti sulle capanne del Neolitico sono accertati in Friuli, dove sembra sia cominciata la selezione di altre piante, come sambuco, sorbo, corniolo e more di gelso, importanti per l’apporto di zuccheri. Nell’area alpina si diffondono la birra e la bevanda d’orzo e anche Plinio descrive le usanze celtiche di conservare in botti questa pozione dal sapore forte, che fa ubriacare. Furono proprio i Celti i primi a separare i lieviti, utilizzati anche per la panificazione. Il modo di bere il vino è molto cambiato nel corso del tempo: i Greci lo assaporavano misto ad acqua di mare, bacche e persino formaggio grattugiato, mentre noi lo beviamo proprio come facevano i “barbari”, puro.

I CELTI. I BARBARI E IL VINO

Il primo vino italiano è il lambrusco, forse da labrum (margine dei campi) e ruscum (vite selvatica). Così come pensavano i Romani, secondo cui i Celti non potevano avere altro che vitigni selvatici, anche oggi si fa fatica a immaginare le Alpi come un territorio in cui si produce del buon vino. In realtà, è proprio in queste zone che sono state messe a punto alcune tra le tecniche enologiche più importanti, come quella dell’innalzamento del grado alcolico. Per esempio, dalle muffe del mirtillo si ricava una sostanza con cui coprire l’uva per aumentare il tasso zuccherino, perché la muffa assorbe l’acqua e aumenta la concentrazione di zucchero. Persino la moderna tecnica denominata ice wine ha origini celtiche: consiste nel lasciare gli acini esposti al freddo e alla neve, per renderli più dolci. Cassiodoro riporta che il barbaro Teodorico apprezzava molto il vino prodotto a Verona con uve conservate su graticole e fatte asciugare prima della spremitura.

CHI HA INVENTATO LE BOTTI?

Sempre in area nordica, si diffondono il Riesling, originario della valle del Reno, e l’uva raetica, presente anche in Valle Camonica, un vitigno bianco per un vino conservato in botti non di rovere ma di larice, pino silvestre e peccio, legni resinosi che davano un gusto apprezzato anche dai Romani. Il ritrovamento di enormi botti (Strabone parla di manufatti grandi come case) in area retica conferma l’origine dell’invenzione di questo metodo di conservazione delle bevande fermentate.

IL VINO DELLA VALLE CAMONICA

Da qualche tempo anche la Valle Camonica ha riscoperto la propria vocazione alla coltivazione della vite: del resto, è una terra situata tra la Franciacorta e le più note produzioni della Valtellina e del Trentino, finalmente consapevole della propria storia e delle potenzialità offerte dal versante orografico destro del fiume Oglio, caratterizzato da rocce calcaree esposte costantemente al sole. Il vitigno autoctono della Valle Camonica è l’Erbanno, rosso, con basso contenuto di tannino, molto antico e discendente dai primi vitigni introdotti nella zona, come il Valcamonec e il Sebina. Il vino camuno nel 2003 ha ottenuto il riconoscimento di Igt - Indicazione Geografica Tipica, riservata ai vini bianco, anche nella tipologia passito, rosso, Marzemino e Merlot. Il resto è storia recente.

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