La risposta al quesito se Maria Maddalena fosse una santa o una prostituta è presto data: il 22 luglio la Chiesa cattolica celebra Santa Maria di Magdala, la prima persona a cui Cristo si rivelò dopo la resurrezione perché la annunciasse al mondo intero, il cui nome deriva dal luogo di origine.
L’attribuzione di prostituta alla Maddalena risale al 591, quando papa Gregorio Magno in un sermone la identificò con l’adultera (Giovanni 8,1-11) e probabilmente anche con Maria di Betania, sorella di Lazzaro, pure definita nel Vangelo “la peccatrice” (Luca 7,36-50), che era presente durante la crocifissione insieme a Maria Maddalena e a Maria, madre di Gesù. Un errore dovuto a una grande confusione nell’interpretare le Scritture e nel riconoscimento delle figure storiche, forse unito a un atteggiamento di misoginia e reticenza nei confronti di una donna che svolse un ruolo di primo piano nella vita del figlio di Dio: Maria Maddalena fu infatti la persona che lavò e unse con i balsami il suo corpo, un’azione al tempo consentita solo alla moglie o a un altro uomo. I vangeli apocrifi la definiscono “l’apostolo degli apostoli”.
Il successo del romanzo di Dan Brown, “Il Codice Da Vinci”, ha riportato l’attenzione su chi fosse in realtà Maria Maddalena, purtroppo in un miscuglio di testimonianze storiche, leggende e derive esoteriche senza alcun fondamento, togliendo credibilità a quanto invece potrebbe fare luce su di lei.
La Maddalena è spesso ritratta ai piedi della croce, mentre sostiene la Madonna oppure abbraccia il palo che regge il corpo di Cristo, come negli affreschi di Romanino in Santa Maria della Neve a Pisogne. La vediamo nuda, coperta solo dei suoi lunghissimi ricci biondi, circondata da angeli, nel dipinto seicentesco del manierista bresciano Luca Mombello, esposto nelle sale del CaMus Museo Camuno di Breno. I rumori popolari della tradizione vogliono che Beniamino Simoni, il “fabricatore delle statue” lignee della Via Crucis a Cerveno, abbia scolpito la Maddalena con le sembianze dell’amante, suscitando le ire del parroco Bartolomeo Bressanelli: questa sarebbe la ragione per cui l’artista se ne andò, lasciando l’opera incompiuta, conclusa poi dai fratelli Donato e Grazioso Fantoni di Rovetta. I toponimi legati alla Maddalena ricorrono in provincia di Brescia nel colle della città e anche a Bienno, in Valcamonica.
Passione, tentazione, penitenza: caratteristiche che hanno minato la reputazione di Maria Maddalena ma che pure l’hanno resa un soggetto molto amato dai più grandi pittori, espresse nell’iconografia della santa, capelli lunghi e capo scoperto, con la vanitas del teschio (mirabili quelle di Georges de La Tour), con le ampolle d’unguento e il crocifisso. Segni che continuano a caratterizzare ancora oggi la fama di una donna che non ebbe alcuna colpa, se non quella di essere tale.
Foto: Girolamo Romanino, Crocifissione, Pisogne 1533 - 1534
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